Dal true crime al giallo di Spinascura ambientato nella Bassa, “tra realtà e fantasia”

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Il cadavere di una ragazza abbandonato sull’argine del fiume turba la quiete e rompe la staticità di Spinascura, un paesino della Bassa. Forse piacentina, ma le autrici – Martina Peloponesi e Federica Frezza – dichiarano che non c’è un luogo reale che corrisponda esattamente a Spinascura. Il paese stesso “è uno dei personaggi principali del nostro romanzo – spiegano – non corrisponde con precisione a un singolo paese ma, piuttosto, assomiglia a tantissimi piccoli agglomerati urbani, sparpagliati qua e là tra i campi dell’Emilia-Romagna. Siamo certe che anche chi vive in regioni diverse potrà riconoscere tra le stradine di Spinascura dei luoghi familiari”.

Le due autrici si mostrano alquanto riservate sul proprio passato, sappiamo che Martina ha 36 anni e origini piacentine, mentre Federica di anni ne ha 44. Le due si sono conosciute nel 2014 grazie a YouTube, ma è nel 2020 che è nata l’idea di creare un podcast di true crime: così è nato Bouquet of Madness – per gli amici “Bom” – un modo per Martina e Federica di esprimere la loro passione per i misteri e la cronaca nera. Da luglio 2024 a gennaio 2025, Peloponesi e Frezza portano il loro “Bom” in tour dal vivo in diverse città italiane (qui il programma), mente è edito da Mondadori il libro “Spinascura”, uscito a giugno 2024. Abbiamo chiesto a Martina e Federica di svelarci qualcosa.

Di cosa parla “Spinascura”?
A Spinascura, come negli altri paesini della Bassa, non cambia mai niente. Quando hanno aperto un discount la gente ne ha discusso per settimane. Non si può avere fretta a Spinascura. Qui il tempo è distorto e sembra impossibile staccarsi da quell’abbraccio che, a volte, diventa una morsa soffocante come la nebbia. Tutti sanno tutto di tutto e di tutti. Niente potrà mai prenderti di sorpresa. Tranne il cadavere di una giovane ragazza abbandonato sull’argine del fiume. Nessuno vuole credere che sia un omicidio. Nessuno tranne Alma e Dalia. Alma prima di conoscere Dalia si sentiva sola, nonostante il suo bar il Glicine sia il centro dei pettegolezzi e delle maldicenze che animano Spinascura. E anche Dalia, prima di conoscere Alma, si sentiva sconfitta: ha dovuto lasciare Milano per fare la tanatoesteta nell’agenzia funebre di famiglia abbandonando sogni e futuri possibili. Alma e Dalia sono due solitudini destinate a incontrarsi grazie alla morte. Perché entrambe avvertono la violenza strisciante e infida che alimenta l’apparente tranquillità di Spinascura, loro due l’hanno subìta sulla loro stessa pelle, ma questa volta non accetteranno che la verità venga coperta per non turbare la placida ipocrisia del paese: devono trovare il colpevole, costi quel che costi.

Prima del romanzo c’è il podcast “Bouquet of Madness” in cui raccontate fatti di cronaca realmente accaduti. Quanto vi ha ispirato la realtà nel romanzo Spinascura?
Non ci siamo ispirate a vicende reali o famigerate, ma chi ascolta il podcast riconoscerà qualche occhiolino ad alcuni luoghi comuni tristemente memorabili di fatti di cronaca nera, come errori grossolani, sospettati decisamente improbabili e giornalisti che non sanno quando sarebbe bene fermarsi.

Bouquet of Madness - Martina Peloponesi e Federica Frezza

Il true crime è un genere che piace molto. Come nasce il vostro podcast?
Ci conosciamo da molti anni e abbiamo sempre voluto mettere in piedi un progetto che ci unisse. Ascoltavamo un podcast americano che si chiama My Favourite Murder in cui due amiche si raccontano casi di cronaca nera. Così, in pandemia, bloccate a casa e a distanza, abbiamo voluto provare anche noi e così è nato Bom.

Ogni due settimane dal maggio 2020 esce una nuova puntata. Da poco avete superato le 120. Come vengono scelti i casi da raccontare?
Il nostro podcast si occupa prevalentemente di casi irrisolti, quindi questa di solito è una discriminante nella scelta. È importante anche il numero di fonti che riusciamo a trovare e l’affidabilità delle stesse. Cerchiamo di evitare casi troppo truculenti e di mettere troppa enfasi sul carnefice, cercando di mantenere l’attenzione sulle vittime.

Quanti ascoltatori ha il vostro podcast?
Forse dovremmo avere un atteggiamento più manageriale, ma non lo sappiamo con esattezza! Le piattaforme con cui abbiamo a che fare, quando capita di fare qualche riunione, si dicono molto soddisfatte, e tanto ci basta…Inoltre, la cosa più preziosa del nostro podcast è la community che ha generato, persone magari come noi un po’ timide ed introverse che trovano qualcuno di simile a loro perché si parte già da qualcosa di relativamente anomalo che si condivida, come appunto l’interesse per la cronaca nera. E questa community è generosissima, attiva e vivace, non solo al suo interno con commenti e interazioni, ma anche con noi due, sia sui social che dal vivo. I nostri spettacoli sono sempre occasione di chiacchiere piacevolissime e stimolanti conversazioni.

Prima del podcast com’era la vostra vita?
La differenza più sostanziale è quella di essere una piccola ciurma che lavora per un obiettivo comune, mentre prima non eravamo altro che solitarie comandanti di micro-navi da uno!

Di dove siete? Quanti anni avete?
Veniamo da un regno perduto tra le nebbie del tempo, abitiamo la terra da centinaia di anni e nemmeno noi ricordiamo la nostra età – ridono, ndr – (abbiamo 36 e 44 anni).

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