L’economia di Piacenza cambia volto. L’export premia, male commercio e artigianato foto

Presentazione rapporto Ires Emilia Romagna in Cgil.

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Ripartire creando nuove opportunità di crescita, per recuperare produttività, imprescindibile da una migliore qualità del lavoro. È la riflessione che esce dalla presentazione dell’Indagine Ires in Cgil, a cura di Marco Marrone

Il biennio 2013 – 2014 mostra un peggioramento degli indicatori sociali e occupazionali. Lo stato di salute del mercato del lavoro a Piacenza è sempre più precarizzato è instabile, solo il 14 per cento degli avviamenti al lavoro è finalizzato a contratti a tempo indeterminato. Sul fronte economico si conferma, come già in altre analisi di settore, un miglioramento delle aziende che puntano sull’export. Nel territorio piacentino si sta assistendo a una trasformazione ormai strutturale della sfera economica, dove vengono premiate le grandi aziende più delle piccole, quelle non artigiane più di quelle artigiane, quelle che producono prodotti finiti più della subfornitura. A creare un impatto negativo sulla condizione sociale vi è non solo la crescita della disoccupazione, ma la crescita di un’occupazione precaria e spesso mal retribuita che dà origine a sempre più “bad jobs”, e la crisi del commercio è l’effetto, non la causa del peggioramento degli indicatori reddituali e occupazionali: meno soldi e stabilità portano a una contrazione dei consumi. 

Alla presentazione dell’indagine è seguita la tavola rotonda moderata da Mattia Motta, cui hanno preso parte Luca Quintavalla, sindaco di Castelvetro e consigliere provinciale allo sviluppo economico, Dario Costantini, presidente CNA, Giovanni Struzzola, direttore Confcommercio, Fausto Arzani, direttore Confesercenti e Gianluca Zilocchi, segretario Cgil Piacenza. 

Gianluca Zilocchi, segretario Cgil, afferma che “con le ultime manovre del Governo sono stati dati molti soldi al mondo delle imprese per le assunzioni a tempo indeterminato, e i dati che stanno uscendo sono solo di carattere economico per le aziende. Prima occorre fare un discorso serio sulla diseguaglianza dei salari: la retribuzione media è aumentata di mille euro, mentre le fasce più deboli, come gli operai che lavorano nelle nostre fabbriche e che pure rappresentano il 60 per cento dei lavoratori piacentini, sono rimasti esclusi. Se vogliamo essere onesti, la contrattazione deve ripartire da lì, è stata introdotta una belle iniezione di liquidità alle imprese, ora questa va ridistribuita ai lavoratori. Finché noi avremo delle dinamiche sociali economiche che ci obbligano a soddisfare parametri fiscali molto severi, sarà difficile poter investire sui lavoratori. Ecco tre proposte per lo sviluppo del nostro territorio: Piacenza città manufatturiera (le aree dismesse), patto dell’abitare (ha senso continuare a costruire palazzi che restano vuoti?), aeroporto San Damiano, può essere importante discutere cosa farne. Da un lato contattare le compagnie low cost, dall’altro terminal merci”. 

“Per quanto riguarda San Damiano – interviene Luca Quintavalla – non è semplice, ne abbiamo parlato con il presidente della Regione Stefano Bonaccini insieme al sindaco di San Giorgio, Giancarlo Tagliaferri. Sul tema low cost è poco praticabile, basta guardarci in giro. Penso che una soluzione praticabile sia quella della Protezione a Civile. Il nostro paese soffre la mancanza di una politica industriale, e credo che Bersani, che io pure non ho sostenuto all’interno del Pd, sua stato un ottimo ministro, l’ultimo ad aver fatto politica industriale in Italia. Ruolo dei comitati, a volte c’è un’eccessiva strumentalizzazione rispetto a progetti di sviluppi, sto parlando di Vernasca e di Gossolengo. Sono esempi, io rispetto la libertà dei comitati, ma c’è purtroppo il rischio di veder sfumare investimenti di aziende. Se tutti i percorsi e le normative vengono rispettate, è giusto che le imprese vedano rispettati gli impegni presi. Deficit informativo? Io penso al terzo ponte di Castelvetro, dove c’è stata la massima informazione, e poi tutto si è fermato con la nascita del comitato. È giusto anche interrogarci su che tipo di Paese vogliamo, se vogliamo opportunità di crescita e di lavoro oppure no”.

Dario Costantini fa notare come “su Expo, negli ultimi 3 anni abbiamo sparato tutte le cartucce. Sono state investite risorse che potevamo destinare al territorio. Ogni euro pubblico che va investito deve essere destinato con oculatezza,. Sono stati raccolti oltre 2 milioni, anche se sono un Expo scettico devo dire che quello che è stato fatto a Piacenza in altre realtà non è stato così, e siamo stati presi ad esempio in modo positivo. Sul Jobs Act le assunzioni nel nostro comparto sono aumentate dell’8 per cento, trasformazione assunzioni tempo determinato a tempo indeterminato. Io credo ci possa essere in futuro una discussione seria sull’apprendistato: le assunzioni con questa tipologia contrattuale sono calate del 18,5%, e io credo che fare l’apprendista sia il modo migliore per avvicinarsi al nostro settore”. 

Sia Giovanni Struzzola che Fausto Arzani hanno invece insistito su forme “sleali” di competizione nel settore della ristorazione. “Adesso si parla di “ristoranti in casa”, su questo argomento sono stati realizzati addirittura servizi sulle emittenti nazionali. Nulla di male – ironizza Struzzola – ad avere la passione della cucina, ci mancherebbe. Altro è farla diventare una forma di profitto, in spregio a normative di sicurezza e igiene. Fenomeno da condannare, quindi, altro che elogiare attraverso le tv nazionali”. 

“E’ una moda frutto della grande attenzione nata sul mondo della cucina dopo fortunate trasmissioni che hanno visto primeggiare anche talenti piacentini – aggiunge Arzani -. Ma la ristorazione è un’altra cosa”. 

 

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