Venezia72, il vampiro Herlitzka meritava la Coppa Volpi

L'attore è tra i protagonisti dell'ultimo film di Marco Bellocchio presentato a Venezia. 

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La giuria del concorso ufficiale di #Venezia72, giorno 1
Il Presidente Alfonso Cuarón: “Signori, signore, benvenuti nella giuria di questa meravigliosa manifestazione. Prima di cominciare, un veloce ripasso delle regole. La prima regola della giuria di Venezia72 è che ogni Oscar vinto dal singolo giurato vale un voto in più. La seconda regola della giuria di Venezia72 è che ogni Oscar vinto dal singolo giurato vale un voto in più”.

Visti i risultati, è così che ci immaginiamo il dibattito tra i giurati del Festival del Cinema di Venezia di quest’anno. Un dato tra tanti, è la prima volta nella storia del Festival che un film venezuelano vince a Venezia.

Ma facciamo una veloce carrellata laterale su questi giurati:
Alfonso Cuaròn, Presidente della Giuria. Il regista messicano è tra le 100 persone più influenti del MONDO secondo la classifica del Times del 2014, anno in cui ha vinto 7 premi Oscar (tra cui miglior regia) con Gravity, film di apertura di Venezia70.
Emmanuel Carrère, scrittore e regista francese, autore del caso editoriale Limonov, bestseller pubblicato nel 2011.
Nuri Bilge Ceylan, regista turco beniamino del Festival di Cannes, vincitore della Palma d’Oro 2014 con Winter Sleep.
Pawel Pawlikowski, regista polacco residente in Gran Bretagna, premio Oscar 2015 per Ida.
Elizabeth Banks, attrice e regista statunitense, aka Kim la fidanzata di J.D. in Scrubs o più recentemente Effie Trinket nella saga Hunger Games, regista di Pitch Perfect 2, amica di Anna Kendrick.
Hou Hsiao-hsien, regista taiwanese da festival.
Diane Kruger, attrice e regista tedesca, me la ricordo come Elena in Troy e ne Il mistero dei Templari con Nicholas Cage, ma ha lavorato in Inglorious Basterds di Tarantino.
Francesco Munzi, regista italiano, ha fatto incetta di premi quest’anno con Anime nere, in concorso a Venezia 71.
Lynne Ramsay, regista britannica.
 
Mixando quote-paese, nazionalità prevalente dei 21 film in concorso e carisma level del singolo giurato, arriviamo ai vincitori:
Leone d’Oro per il miglior film: Desde Allà di Lorenzo Vigas (Venezuela, Messico)
Leone d’Argento per la miglior regia: El Clan di Pablo Trapero (Argentina, Spagna)
Gran premio della giuria: Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson (USA)
Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile: Fabrice Luchini per L’Hermine di Christian Vincent (Francia) 
Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile: Valeria Golino per Per amore vostro di Giuseppe Gaudino (Italia)
Miglior sceneggiatura: L’Hermine di Christian Vincent (Francia)
Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore emergente : Abraham Attah per Beasts of no nation (USA)
Premio speciale della giuria: Abluka di Emin Alper (Turchia, Francia, Qatar) 

Chiuso il manuale Cencelli, pare che siano rimasti fuori solo i polacchi (in concorso con 11 minut di Jerzy Skolimowski, co-produzione Polonia-Irlanda) e gli inglesi (in concorso con The Danish Girl di di Tom Hooper, co-produzione Regno Unito-USA).
 
Ma, effetto Cuarón a parte, il cinema sudamericano in questi anni ci ha regalato registi fantastici e film straordinari, dal messicano Alejandro González Iñárritu (Amores perros, 21 grammi, Babel, Birdman e tenete d’occhio il prossimo The Revenant, con Leonardo di Caprio, in uscita a gennaio 2016) al cileno Pablo Larraín (Tony Manero, Post Mortem, No – I giorni dell’arcobaleno, El Club) al brasiliano Fernando Ferreira Meirelles (City of God) e questa doppia vittoria va a riconoscere un valore e una qualità costanti espressi da quel cinema in questi anni.
 
Lorenzo Vigas è un regista esordiente, e il suo Desde Allà (Leone d’oro per il miglior film), una storia d’amore e di morte tra un ragazzo e un anziano nella iper machista cultura sudamericana, pur essendo stato apprezzato dalla critica, è apparso meno incisivo del lucidissimo El Clan (Leone d’argento per la miglior regia) di Pablo Trapero, opera molto centrata sull’Argentina post-dittatura dove funziona tutto, la storia, il ritmo, le facce, la mostruosità sotto la facciata. Speriamo che trovi un distributore italiano.
 
Il Gran Premio della Giuria a Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson oltre a essere stra-meritato (chi è che fa una storia di sesso e alienazione usando la stop-motion di Galline in Fuga? Chi è che ingaggia Jennifer Jason Leigh? Charlie Kaufman  – e Quentin Tarantino per The Hateful Eight -) era stra-telefonato. Arriva Kaufman, si siede, lo premi solo per il suo essereCharlieKaufman. Lo premi per ringraziarlo di averci regalato Synecdoche, New York. Lo premi perché ha sceneggiato e prodotto il miglior cinema indie americano degli ultimi 15 anni.
 
Per quello che ho visto, avrei regalato a mani basse la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a Roberto Herlitzka, magnifico sprezzante vampiro in Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio. Ci mancherebbe, è un meraviglioso attore Fabrice Luchini, ma tutta l’operazione intorno a L’Hermine (che ha vinto pure per la miglior sceneggiatura), sembra più un omaggio dovuto che un riconoscimento (a cosa poi? a un film di normalissimo impianto teatrale con interpretazione teatrale?).
 
E poi c’è la Golino. Non ho visto Per amore vostro di Giuseppe Gaudino, che dopo Giro di lune tra terra e mare torna al cinema dopo anni di documentari, ma Valeria Golino ce l’ho in testa da Piccoli fuochi di Peter Del Monte (1985), da Storia d’amore di Citto Maselli (1986), per il quale ha vinto la prima Coppi Volpi a Venezia. Sono 30 anni che vediamo il volto di questa donna, che sentiamo la sua voce particolarissima, a volte sgraziata. Recentemente l’abbiamo vista recitare per Paolo Virzì (Il capitale umano, per Gabriele Salvatores (Il ragazzo invisibile), per Francesca Archibugi (Il nome del figlio). A me è simpatica Valeria Golino. E’ bella e divertente.

Quanto a Catherine Frot, incantevole interprete di Marguerite di Xavier Giannoli, che se la prenda con L’Hermine.
 
Grande soddisfazione per l’interesse suscitato da The Childhood of a leader di Brady Corbet premiato sia per la miglior regia nella sezione Orizzonti guidata da un brillantissimo Jonathan Demme sia come Leone del Futuro, Premio Venezia Opera Prima “Luigi de Laurentiis” presieduta da Saverio Costanzo: il film è bello, convincente, magnificamente girato, forse troppo frettoloso nel precipitarsi verso il finale ma dalle dichiarazioni di Corbet “Vorrei fare di Tom Sweet (il piccolo protagonista) il mio Antoine Doinel” emerge il dubbio (o la speranza?) di un diverso progetto alla base dell’intera operazione.
 
PREMI ORIZZONTI
Premio Orizzonti per il Miglior Film a: FREE IN DEED di Jake Mahaffy (USA, Nuova Zelanda)
Premio Orizzonti per la Migliore Regia a: Brady Corbet per THE CHILDHOOD OF A LEADER (Regno Unito, Ungheria)
Premio Speciale della Giuria Orizzonti a: BOI NEON (NEON BULL) di Gabriel Mascaro (Brasile, Uruguay, Paesi Bassi)
Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione a: Dominique Leborne nel film TEMPÊTE di Samuel Collardey
Premio Orizzonti per il Miglior Cortometraggio a: BELLADONNA di Dubravka Turic (Croazia) 
 
Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima (Luigi De Laurentiis) a: THE CHILDHOOD OF A LEADER di Brady Corbet (Regno Unito, Ungheria) (ORIZZONTI)
 
Titoli di Venezia72 da andare a cercare nei cinema (in ordine sparso, senza cura per le sezioni di appartenenza e al netto di tutto quello che non abbiamo visto)
Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio
Beasts of No Nation di Cary Fukunaga
Marguerite di Xavier Giannoli
Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson
El Clan di Pablo Trapero
The Childhood of a Leader di Brady Corbet
Non essere cattivo di Claudio Caligari
Spotlight di Thomas McCarthy
Krigen (A War) di Tobias Lindholm

Barbara Belzini 

tw: @BarbaraBelzini

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