30 anni di rock senza ipocrisia: Agnelli si confessa al Melville  foto

Si è raccontato così Manuel Agnelli, ospite venerdì sera al Caffè Letterario Melville di S. Nicolò (Piacenza) nell'anteprima di lusso del Festival del Rock d'Autore 2016.

“L’insicurezza è stata la mia fortuna, ho fatto il musicista per questo. È stato catartico e utile per liberarsi di alcune cose negative di me. Sono un arrogante e anche presuntuoso nella vita, se non fossi così non scriverei canzoni e non c’è nulla di umile nell’andare su un palco a cantare davanti a migliaia di persone”.

Senza ipocrisie e con generosità, si è raccontato così Manuel Agnelli, ospite venerdì sera al Caffè Letterario Melville di S. Nicolò (Piacenza) nell’anteprima di lusso del Festival del Rock d’Autore 2016.

Il provincialismo della musica italiana, il rapporto difficile con la stampa e la rivoluzione di internet, l’amore-odio per la sua Milano, la smitizzazione del punk. Sono alcuni dei temi toccati nell’intervista-confessione che per oltre un’ora e mezza il leader degli Afterhours ha concesso davanti alla platea strapiena del Melville.

Stimolato dalle domande di Tony Face Bacciocchi e Giovanni Battista Menzani, Agnelli ha ripercorso la sua carriera ormai 30ennale, alla guida della band più importante della scena rock italiana, sulla falsariga del libro-biografia scritto dal giornalista Federico Guglielmi “Senza appartenere a niente mai” (Ed. Vololibero, 2015). 

“Non mi riascolto mai – ha esordito – preferisco ascoltare la musica di altri cercando qualcosa di nuovo, piuttosto che riascoltare me stesso”. 

“Quando si parla di indie e di alternativo – ha riflettuto – oggi purtroppo ci limitiamo al piano estetico, questo va imputato a quanto la mia generazione non è riuscita a fare, all’eredità che non è riuscita a lasciare, rispetto a quella che ci ha preceduto negli anni ’70. Non siamo stati in grado di offrire una prospettiva sociale diversa anche nella musica”.

Sull’avvento di internet l’analisi è disincantata: “Il web ti mette faccia a faccia con i fans senza mediazioni: ma è un illusione di libertà, di democrazia orizzontale, si può dire quello che si vuole senza responsabilità, senza scendere in piazza, la protesta ormai è stata convogliata lì, ma internet è anche quello che oggi ci tiene tutti a casa”.

Agnelli ha ricordato le radici musicali della sua band: “Ascoltavo soprattutto il post punk inglese, mentre sulla scena italiana i Not Moving erano fra i pochi gruppi italiani che mi piacevano. Il passaggio dall’inglese all’italiano nei testi degli Afterhours è stata una svolta epocale – ha ammesso Manuel – citando la cover di Rino Gaetano ‘Mio fratello è figlio unico’ come canzone chiave di quella fase”.

Fra le fonti di ispirazione letteraria ha citato Charles Bukowski, Allen Ginsberg, William Burroughs, gli scrittori russi.

“La libertà di tirare fuori sul palco la parte oscura di me – ha aggiunto Manuel – è sempre stato qualcosa di fondamentale, odiavo chi usava la vita artistica per negare la sua vita vera”.

E ancora il rapporto controverso con Milano: “Resta la mia città preferita perché mi costringe a produrre. Mentre amo Milano, odio i milanesi. Non c’è un’identità univoca di Milano e forse non ci sarà mai. Negli anni ’70, mi raccontava mio padre, era una città molto viva che forse si è ammazzata da sola, dalla sua necessità di affermarsi. Expo ha fatto molto bene a Milano per spazzare via un po’ di provincialismo”.

E sulla necessità di dissacrare certi miti del rock: “Il punk è stata una rivoluzione di costume, poi il movimento si è mischiato alle rivendicazioni sociali, ma anche con tanto marketing. Quel punk non c’è più, ma il vero tema di ognuno di noi è che stiamo aspettando da anni che le nuove generazioni ci spazzino via, ecco quello che deve accadere”.

E infine un cenno alla prossima uscita di un album doppio per gli Afterhours, che è “rimasta sempre una band al di là del ruolo dei singoli musicisti”.

“E’ in arrivo a giugno il nuovo disco – ha anticipato Manuel – e probabilmente sarà un doppio album dopo un periodo di grande creatività, siamo andati in studio tutti i giorni e i risultati si sono visti, abbiamo una marea di materiale e per questo faremo un disco molto corposo”.

Finale in musica con grande soddisfazione dei fans: Agnelli ha imbracciato la chitarra e si è esibito in alcuni “classici” degli Afterhours con una sorpresa finale, un duetto con Lilith-Rita Oberti sulle note di Patti Smith “Dancing Barefoot”.

Queste le altre date del Festival del Rock d’Autore al Melville di S. Nicolo’
 
Venerdì 1 aprile: live di Stefano “Cisco” Bellotti, storica voce dei Modena City Ramblers, che presenta con un trio acustico il suo ultimo album “Matrimoni e funerali”.
 
Giovedì 7 aprile: Antonio Tony Face Bacciocchi e Alex Loggia (Statuto) presentano MODS! Spettacolo teatral/musicale che porta all’interno della storia dettagliata, curiosa, inimitabile e spesso scono-sciuta del movimento MOD.

Dai fumosi clubs di Soho alla fine degli anni ’40 a suon di be bop jazz, al soul e al rhythm and blues, il beat di Who, Small Faces e Kinks, il reggae e lo ska, la nascita della cultura “gemella” skinhead, dalla fine degli anni 60 e di quella parallela del Northern Soul nei 70’s, i Jam e il mod revival con il film “Quadrophenia”, fino ai nostri giorni in cui il verbo Mod è diffuso in ogni parte del mondo.
 
Venerdì 15 aprile: live di Marco Parente, cantautore di origini napoletane che presenta il suo “Disco Pubblico”, un’opera da condividere il più possibile sui social tramite gli scatti, le riprese video e audio del pubblico.

“Questo mio, è l’invito a partecipare ad un esperimento, che non intende esser né nuovo né rivoluzionario, tanto meno una provocazione. E’ solo la cosa più onesta e sensata che sento di poter fare allo stato attuale, sia per me stesso che per tutte le persone che in questi anni mi hanno seguito con pazienza, oltre naturalmente alle nuove che spero si aggiungeranno. Non è niente di definitivo, lo ripeto, è un esperimento al quale mi auguro davvero vorrete partecipare. E cosa c’è di più generoso per un ‘artista’ che condividere i propri dubbi prima che diventino certezze?”
 
Giovedì 21 aprile: Cabaret Schengen in ” Né Grande Né Guerra, No War Show”. CABARET SCHENGEN è il nuovo progetto aperto da Guido Giubbonsky Rolando (voce, chitarra e sax), Pier Adduce leader dei Guignol (voce chitarra e armonica) e Riccardo Bernini (batteria).

Il centenario della Grande Guerra diventa pretesto per una performance di canzoni, musiche, parole e simboli contro ogni forma di guerra; anche quelle nelle città, anche quelle nei quartieri, anche quelle sotto casa. Un sound inedito raccoglie l’anima popolare di canzoni diventate ormai patrimonio dell’immaginario collettivo insieme a quella colta degli scritti di alcuni tra i più rappresentativi intellettuali del novecento.

Ne risulta uno show originale, vario, ritmato da frammenti sonori inseriti ispirandosi alla tecnica stilistica del cut up di William Burroughs. Per urlare no alla guerra, oggi più che mai, in ogni sua forma! Parole: Ungaretti, Trilussa, I. Montanelli, Boris Vian, G. Papini, L.F Celine, B. Brecht, Lettere dal fronte.
 
Giovedì 5 maggio: Beppe Carletti racconta i Nomadi. Con la partecipazione di Massimo Vecchi.
Un viaggio nella storia del mitico gruppo emiliano, tra parole, suoni ed emozioni.
 
Chiuderanno la rassegna, in maggio, i concerti di Iosonouncane e di Mauro Ermanno Giovanardi, ex cantante dei La Crus.
 

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