Piacenza dice sì all’area vasta sul turismo. “Emilia brand efficace” 

La proposta viene approvata dalla maggioranza, astenuto il consigliere Freppoli, mentre si oppone il resto della minoranza.  

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Il turismo si conferma campo di battaglia politica per la Provincia di Piacenza. Si alza lo scontro in consiglio provinciale all’esame della proposta alla Regione Emilia Romagna di istituzione dell’area vasta a finalità turistica “Emilia” e della relativa destinazione turistica, prevista dalla legge regioale 4 del 2016. Un terreno delicato per il nostro territorio, diviso tra complessi di inferiorità nei confronti di Parma e giusto orgoglio per le tante eccellenze, naturalistiche, enogastronomiche e artistiche, di Piacenza.

Tocca al consigliere con delega al Turismo Stefano Perrucci (Piacenza Provincia Unita) illustrare la proposta della Regione, che consentirà di creare, insieme a Reggio Emilia e a Parma, “il brand Emilia, che è un brand già molto consolidato e conosciuto nel mondo, e che si pone in maniera positiva. Piacenza Turismi è stata l’ultima realtà che si è occupata in modo professionale di questo tema. Da allora non c’è stata nessuna realtà che abbia tentato di occuparsi di turismo. Faccio un piccolo passaggio per un affermare che non è vero che subiremo passivamente i desiderata i altri territori della Regione. C’è invece una volontà molto forte invece di valorizzare insieme tutte le diverse realtà, perché così avremo un risultato molto forte. Inoltre rappresenterà un’opportunità importante per sviluppare nuovi posti di lavoro”.  

Il direttore generale Vittorio Silva presenta gli aspetti tecnici dell’accordo. “Il meccanismo di costituzione prevede un accordo tra Province e Regioni, si sta costruendo con delibere dei consigli provinciali. Possono essere soci anche gli altri enti pubblici e possono diventare soci anche le Camere di Commercio. Questo organismo, essendo un ente strumentale, avrà una durata illimitata. La partecipazione alla destinazione turistica può essere oggetto di recesso. I finanziamenti saranno costituiti oltre dai finanziamenti regionali, anche dai soggetti soci, con la governance affidata in modo diretto agli enti locali”.

La  legge regionale, Ordinamento turistico regionale – Sistema organizzativo e politiche di sostegno alla valorizzazione e promo-commercializzazione turistica, prevede l’istituzione delle destinazioni turistiche di interesse regionale, ai fini dell’organizzazione della promo-commercializzazione del turismo dell’Emilia Romagna. La normativa regionale prevede, altresì, che le destinazioni turistiche siano enti pubblici strumentali degli enti locali, dotati di personalità giuridica e di autonomia amministrativa, organizzativa, finanziaria e contabile, costituiti da enti locali, a cui possono aderire le Camere di Commercio e qualsiasi altra amministrazione pubblica, operante in ambito turistico. 

Sergio Bursi (La Provincia che Piace): “La provincia di Piacenza non deve essere considerata l’ultima ruota del carro, essere parte integrante della Regione.  Da un punto di vista campanilistico dobbiamo difenderci, perché abbiamo caratteristiche che altri non hanno. Il turismo può rappresentare una condizione economica importante, e per questo motivo preferisco potenziare la nostra realtà, perché le vallate che abbiamo noi non le ha nessuno. Perché svilire le nostre peculiarità, forse per fare un favore alla politica? Io non ci sto”.

Giuseppe Freppoli (La Provincia che Piace) chiede dei chiarimenti su aspetti burocratici dello statuto, in particolare per l’importo da versare da parte dei singoli Comuni.

Massimo Castelli (Piacenza Provincia Unita): “Ben venga un brand che mette insieme delle debolezze. La provincia di Piacenza è l’unica a non avere un parco di crinale, questo ha comportato negli anni poter ricevere meno finanziamenti rispetto ad altri territori. Grazie a questo nuovo soggetto possiamo costruire dei percorsi di immagine importanti. Siamo andati alla Bit, siamo andati all’Expo. Meglio affidarci a una struttura professionale in grado di guidarci. L’auspicio che faccio io è questo: scegliere la professionalità, costruire un ente che abbia professionalità. Per questo motivo io vorrei un manager del turismo alla guida di destinazione Emilia, perché è un’agenzia più che un ente”.

Matteo Lunni (La Provincia che Piace): con questo primo atto, l’attuale maggioranza si prende la responsabilità di svendere Piacenza. Se pensiamo ai posti letto e agli investimenti che ha Piacenza, c’è un décalage a nostro sfavore. Guardiamo a quanto le Fondazioni investono su turismo: a Parma 2 milioni e mezzo, a Piacenza uno e 300mila. Lo stesso per le rispettive Unione Commercianti: 9mila euro all’anno a Piacenza, a Parma 300mila. Noi ci troveremo con un cerino in mano, a dover obbedire a qualcun altro. Ci ingolosiscono con le risorse, ma se la Regione le attribuirà secondo i pernottamenti, a noi toccherà un terzo rispetto a Parma. Abbiamo tanti punti di comunione, ma Parma è avvantaggiata noi siamo le cenerentole. Noi avevamo già individuato una strada di promozione, e che la Regione aveva già approvato, ma non ci abbiamo creduto: finanziamenti europei per la Francigena. Avevamo costruito questo percorso, era una risorsa da sfruttare che abbiamo fatto fallire anche per responsabilità politica, e mi metto anch’io dentro, pur essendo questo progetto molto meno oneroso. A ricordare Piacenza Turismi mi sono venuti gli sgrisloni, perché a Borgonovo abbiamo finito lo scorso anno di pagare i debiti di questo ente. Dico no miraggi, no ai carrozzoni politici. Noi tante volte abbiamo chiesto un bilancio di Expo, perché non siamo andati a Milano solo per farci i selfie sotto alla Zolla. I legami commerciali stretti in quell’occasione, che fine hanno fatto? Il mio voto sarà negativo, perché la mano per svendere piacenza non ce la metto”.

La vice presidente Patrizia Calza: “Questo è un tema trito e ritrito che non se ne può più di sentire, e che secondo me nasconde un grande verità: non siamo in grado di fare autocritica e capire i nostri limiti. Il turismo non si improvvisa, ci vogliono professionalità. Abbiamo delle eccellenze, ma il nostro non è un territorio forte da un punto di vista turistico. Va evitato un errore fatto nel passato, ossia quello di rincorrere i piccoli marchi. Il brand Emilia può funzionare, perché è con questo nome che siamo famosi nel mondo. Possiamo rappresentare una spinta uno per l’altro. Io colgo questa novità come bellissima opportunità per fare sinergia, magari un po’ forzatamente, ma che sicuramente ci consente di non disperdere inutilmente energie. Come Comune di Gragnano ho poco da offrire dal punto di vista turistico, ma mille euro li investo volentieri per sostenere il nostro territorio nel complesso”.
 
Luca Quintavalla (Piacenza Provincia Unita): “Il vittimismo non porta da nessuna parte. Dovremo valutare questa proposa in itinere, ma è una sfida che va colta. Abbiamo delle eccellenze e dei numeri in crescita da sostenere”. 

Giancarlo Tagliaferri (La Provincia che Piace) “Mi spiace il discorso fatto da Patrizia Calza. Forse è troppo poco parlare di provincia sfruttata, quanto di provincia sodomizzata (da questo provvedimento ndr). 

Annalia Reggiani (Piacenza Provincia Unita): “Come dice Walter Veltroni qui si divide il mondo tra chi ha paura e chi no. Se c’è un turista cinese che va a Parma e ho la possibilità di farlo venire a Piacenza, ben venga. Però non posso pretende di avere lo stesso appeal rispetto alla città ducale. Se si può trovare il modo di potenziare la nostra capacità attrattiva, perché non sfruttarlo? Il timore in fondo è che Piacenza finisca per diventare la ruota del carro, ma io peferisco unire le mie forze ad altri piuttosto che restare in un’impasse”. 

“Non buttiamo via questa opportunità – lancia un appello il presidente della Provincia Francesco Rolleri -, perché non possiamo essere contenti della situazione di Piacenza sul fronte del turismo. Sicuramente ci saranno iniziative di privati, ma noi possiamo svolgere ruolo importante con al partecipazione a Emilia”.

La proposta viene approvata dalla maggioranza, astenuto il consigliere Freppoli, mentre si oppone il resto della minoranza.  

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