Diario della Via Francigena 2017: da Piacenza ad Aulla foto

Il tratto che andiamo a percorrere quest’anno ha una storia millenaria molto interessante. In passato la nostra città costituiva una tappa importante del percorso, reso noto dal racconto del Vescovo Sigerico che, di ritorno da Roma, senz’altro passò e forse anche si fermò a Piacenza

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DIARIO della VIA FRANCIGENA 2017 da PIACENZA ad AULLA

Il tratto di V.F. che andiamo a percorrere quest’anno ha una storia millenaria molto interessante. In passato la nostra città costituiva una tappa importante del percorso, reso noto dal racconto del Vescovo Sigerico che, di ritorno da Roma, senz’altro passò e forse anche si fermò a Piacenza.

Non a caso sul capitello di una colonna della Cattedrale vi è raffigurato un pellegrino con gli attributi tipici: bordone, bisaccia, cappello, barba ecc..a ricordo dell’importanza che Piacenza dava ai romei.

In effetti la nostra città era il crocevia che riuniva i due rami dell’itinerario verso Roma, quello dal colle San Bernardo e quello dalla Provenza. Il punto di guado del Po era presso Sarmato. Dante Alighieri, nella sua” Vita Nuova” definiva Romei coloro che andavano a Roma, Palmieri quelli che andavano a Gerusalemme, Pellegrini quelli che andavano a Santiago di Compostella. San Raimondo Zanfoni detto Palmerio è così chiamato per essere tornato da Gerusalemme con una palma.

Lungo il tratto piacentino esistono ancora tracce di xenodochi, piccoli ospedali per l’assistenza di poveri, orfani e pellegrini. A Piacenza, prima della costruzione dell’Ospedale Grande e avvenuta nel 1471, su iniziativa del Vescovo Giovanni Campesio, ve ne erano 31 tutti collegati a monasteri, chiese o cappelle come a S.Antonio (noto per la cura del fuoco di S.Antonio), S.Sepolcro, S.Ilario, S.Stefano, S.Lazzaro (per la cura gli appestati) ecc…

In provincia ve ne erano 25 tra cui Cadeo (Casa di Dio), Fiorenzuola e Chiaravalle della Colomba. Il maggiore passaggio di pellegrini nel territorio fu quello dell’Anno Santo del 1300. Il 2° volume della storia della Diocesi di Piacenza riporta che al Passo del Gran San Bernardo transitarono 20.000 romei e 9637 cavalli diretti a Piacenza e poi a Roma.

Ma veniamo a noi. Quest’anno siamo in tre: Francesco, Umberto e il sottoscritto. Il desiderio è quello di conoscere direttamente e a fondo la Via Francigena almeno nel tratto che passa nel nostro territorio.

6 Giugno 2017 PONTENURE – FIORENZUOLA – Per ragioni logistiche (Umberto abita qui) partiamo dalla chiesa di Pontenure dopo aver ricevuto la benedizione del parroco Don Mauro Tramelli.

Inizialmente camminiamo a lato della Via Emilia fino a Casa Faustina, dove inizia il tratto su strade di campagna e tratturi. Superiamo senza difficoltà i torrenti Riglio e Chero, ma sopraggiunti al guado del Chiavenna siamo costretti a toglierci le scarpe. L’acqua è alta 20 cm, nonostante non piova da tre mesi. Il territorio attraversato è costellato di case rurali, in apparente stato di conservazione, ma completamente disabitate.

C’e’ anche una chiesetta chiusa. Immagino quante famiglie, quanti bambini avranno popolato queste terre. Sulla facciata di una signorile abitazione, desolatamente disabitata e ancora in buono stato, una meridiana indica ai rari passanti le ore 11. Un malinconico cartello “affittasi” è legato al cancello del piccolo parco.

Proseguiamo e poco dopo mezzogiorno, superato l’Arda su una passerella pedonale, raggiungiamo la chiesa parrocchiale di Fiorenzuola. In attesa dell’apertura dell’ostello conosciamo una coppia di australiani  diretti a Roma e che rivedremo spesso nelle tappe successive. Alle 15,30 ci accolgono il parroco Don Giuseppe Illica, Don Alessandro Mazzoni e Don Gianni Vincini, ex parroco e ora instancabile ospitalero, che ci presenta subito il problema del guado del Chiavenna.

Francesco si rende disponibile a risolverlo proponendo subito l’idea della posa di alcuni tubi di cemento o di semplici pietre sul letto del torrente. Promette un progetto da consegnare all’autorità competente per l’approvazione. Questa sera siamo ospiti a cena con i preti della parrocchia a cui si aggiunge Don Alfonso Calamari.

Don Gianni, ora che è svincolato dalla diretta responsabilità della parrocchia, si attiva molto nell’accoglienza dei pellegrini. Ha concordato con i ristoratori di Fiorenzuola un prezzo calmierato a € 12 per la cena del pellegrino. Ci lasciamo con l’invito a partecipare all’incontro del 16 Giugno nel cortile parrocchiale con la cittadinanza di Fiorenzuola sull’ospitalità ai pellegrini, fenomeno interessante raggiunge il passaggio nell’ostello di 1000 presenze all’anno.

A proposito, l’ostello è affiancato alla casa canonica e consiste in due stanze con bagno e una cucina, attigue ad altre stanze di servizio per la Caritas parrocchiale. Un tempo esisteva a Fiorenzuola anche l’Ospizio degli Scandinavi fondato dal re Eric, ma se ne sono perse le tracce. L’attuale ostello che lo sostituisce è funzionale e molto curato.

7 Giugno FIORENZUOLA – FIDENZA – Partiamo con tempo clemente, il cielo è coperto ma senza pioggia che manca da tre mesi. Nonostante la guida ci indichi il sentiero alla vista di una sbarra gialla, proseguiamo fino alle prime case di Lusurasco, per poi ritornare sul tratturo che scorre parallelo alla Via Emilia.

Le indicazioni della guida sono esatte, anche se minime, ma è proibito distrarci in chiacchiere. Superato Castelnuovo Fogliani, sostiamo brevemente a Villa Oppi, dimora nobile del 1500 ora in decadenza e arriviamo presto a Fidenza. Sostiamo davanti alla facciata incompiuta della cattedrale per alcune foto. Visito nella cripta l’urna contenente le spoglie di San Donnino.

I questi giorni la città festeggia 90 anni da quando ha cambiato il vecchio nome di Borgo San Donnino con l’attuale (più corto?). In centro ammiriamo palazzi di pregio e belle piazze al punto di tralasciare le indicazioni della guida che ci consentono di raggiungere l’abitato di Costamezzana. Chiediamo allora  informazioni agli avventori di un bar e ognuno ci da la sua idea di percorso. E così allunghiamo la tappa seguendo in pratica il percorso per ciclisti.

Dopo una sosta all’osteria S.Margherita arriviamo all’ostello comunale di Costamezzana. Una dinamica ospitalera con solerte pignoleria registra i nostri dati anagrafici, riscuote il dovuto e ci assegna una stanza dignitosa, con buoni servizi, nell’ex scuola del paese.

Al ristorante “Lo Scoiattolo” ci accoglie Oliviero, simpatico ristoratore aderente all’Ordine dei Cavalieri di Malta. Durante la cena due ciclisti di Ivrea diretti a Roma ci raccontano della positiva accoglienza ricevuta dal ciclista GAGABIKE di Piacenza che, dopo aver lavato, ingrassato e registrato le loro bici, nulla ha preteso da loro in quanto pellegrini.

Raro esempio di illuminata pubblicità da diffondere ad altri ciclisti. Fa sempre piacere ascoltare chi parla bene di Piacenza, specialmente se questo avviene in terra parmigiana.

8 Giugno COSTAMEZZANA – SIVIZZANO – Lasciamo l’ostello alle 6,30 ed entriamo nel bosco, lasciando sulla destra il castello di Costamezzana. Il paesaggio è agreste, tra campi di grano ondeggianti per la brezza mattutina.

Superato il crinale scendiamo sulla strada asfaltata in direzione Medesano, tra case poderali e belle ville. A Cella di Noceto costeggiamo anche Casa Betania, poderosa costruzione fondata 20 anni fa da Fra Patrizio. Superate Medesano e Felegara, ci addentriamo nel parco fluviale del Taro.

Sotto il ponte ferroviario siamo raggiunti dalla simpatica coppia australiana: lei di Melbourne e lui neo-zelandese. Hanno iniziato il cammino a Vercelli e vanno a Roma, con tutta calma. Alternano tappe lunghe a tappe più corte per godere della sosta dove sia il caso; è un’idea da cogliere e approfondire per la programmazione di future nuove camminate. Il greto del Taro è vasto e popolato da uccelli canterini e fa molto caldo.

All’altezza di Ramiola attraversiamo il fiume ed entriamo in Fornovo. Sosta a un supermercato per rifornirci di frutta e poi prendiamo la direzione per Sivizzano costeggiando la Strada Provinciale 39. Dopo la chiesetta di Respiccio, antica sede di xenodochio, attraversiamo il torrente Sponzana, costeggiandolo fino a incrociare un cartello di divieto di passaggio su proprietà privata.

Il cartello è certamente abusivo e varrebbe la pena di non rispettarlo, ma seguiamo il parere della guida e a malincuore entriamo nel letto del torrente quasi asciutto, camminando su ghiaia, sassi e acquitrini per ben 2800 metri. Personalmente ritengo inaccettabile e pericolosa questa situazione, specialmente in occasione di giornate con pioggia. Anche le suole delle mie scarpe risentono della difficoltà dell’incedere sui sassi.

All’ingresso di Sivizzano, una targa riporta i luoghi più caratteristici di questa amena frazione di Terenzo, tra cui i tracce di edifici del 1° secolo a.C., uno dei quali adibito a produzione di laterizi per la “gens Cassia”, assegnataria di questi terreni 2000 anni fa.

All’ostello di Sivizzano, posto nella canonica della chiesa parrocchiale, ci accoglie Enrica, di origini lombarde. Al contrario di quanto avvenuto all’ostello di Costamezzana non chiede alcun documento ma solo € 10 per notte. Siamo alloggiati nella fresca cantina in pietra del parroco Don Simon, che segue altre 6 chiese nei dintorni. E ci troviamo anche nel paese dove è nato, è vissuto ed è sepolto Don Dario Porta, prete focolarino, non erudito ma sapiente, definito nella biografia di Don Pietro Viola “Testimone dell’Amore gratuito”.

Don Dario, che ho incrociato varie volte in incontri del Movimento dei Focolari, è morto nel 1996 lasciando in tutti sentimenti di un vero santo Servo di Dio.

Ottima la cena nell’unico ristorante del paese: tagliatelle all’amatriciana, scaloppine al limone, dolce, vino e acqua al prezzo di € 17,50. La decantata cena del pellegrino a prezzi calmierati non si è ancora vista, ma il prezzo richiesto è giusto.

9 Giugno SIVIZZANO – BERCETO – Colazione nella cucina dell’ostello e ora inizia la salita fino a mt 955 per poi scendere a Berceto mt 850. Passiamo a Bardone, dove la maestosa pieve romanica del sec. XI dedicata a Santa Maria Assunta meriterebbe non solo una sosta ma anche una visita accurata. Peccato che sia chiusa. Qui siamo raggiunti dagli amici australiani.

Bardone era sede di un piccolo ospedale per i pellegrini romei e dava in suo nome alla attuale strada della Cisa, anticamente “via di Monte Bardone”, in latino Mons Longobardorum. Poco dopo si incontra Terenzo, sede del comune, sprovvisto però di negozi e bar. Ci consoliamo con le ciliegie che troviamo lungo il sentiero. Evitiamo volutamente la variante dei “salti del diavolo”, curiosi calanchi di pietra calcarea posizionati nella boscaglia, preferendo marciare sulla strada asfaltata fino a Cassio. Il nome del paese ha origine evidente dalla “Gens Cassia”. Al centro del paese due lapidi ricordano la terribile repressione nazifascista avvenuta negli anni 1944-45, conclusasi con la cattura e la fucilazione di 20 giovani del luogo, tra cui Giovanna di 21 anni.

L’ostello sembra l’unico segno di vita del paese. Decidiamo di proseguire sulla strada SP62 e arriviamo in discesa a Berceto. Siamo alloggiati nell’ex Seminario Diocesano, voluto da Mr. Evasio Colli, Vescovo di Parma. Anche qui come a Bedonia, e Pianazze di Farini, il crollo delle vocazioni sacerdotali non fu previsto, il seminario perse la sua funzione ed ora è utilizzato ad alloggio per  pellegrini e turisti di passaggio.

Anche qui l’ospitalero non ci chiede documenti personali ma solo la quota di soggiorno di € 15. Le stanze a 2 letti a castello con bagno sono decorose e attualmente non ci sono altri ospiti. Anzi questa sera arriva Fausto per camminare con noi le ultime 2 tappe.

Facciamo una breve visita del centro storico del paese il cui Duomo del XII secolo conserva le reliquie dei Santi francesi Moderanno e Remigio. Alle 20 cena alla locanda Pasquinelli con Fausto.                                                     

10 giugno BERCETO – PONTREMOLI – Oggi si valica il passo della Cisa e c’e un po’ di salita da fare, tutta su strada asfaltata per km 8,2. Superata l’ex fabbrica di acque minerali S. Moderanno, troviamo sulla destra una ex casa cantoniera adibita ora a ostello del pellegrino.

Dopo due ore arriviamo al Passo della Cisa, mt.1041. Scatto qualche foto alla chiesetta del passo e all’unico negozio di souvenir, a ricordo di 53 anni fa quando sono passato da queste parti in viaggio di nozze con Rosanna.

Con la costruzione dell’autostrada, tutto è cambiato. Il traffico è quasi azzerato, albergo e negozi sono chiusi, salvo l’unico bar in cui Umberto fa incetta di lattine di Lemonsoda. Lasciata la strada entriamo in Toscana attraverso un sentiero nel bosco. Passato gli abitati deserti di Vallingasca e Gravagna San Rocco, la segnaletica della VF scompare. Invano troviamo i paesi di Groppolo e Molinello.

Torniamo sulla strada asfaltata SP62, ma un vistoso cartello ci suggerisce di scendere nella valle del rio Civasola, che superiamo su un grazioso ponte tibetano, non menzionato sulla guida. Abbiamo l’impressione di essere caduti in una trappola. Infatti questa variante conduce a minimi agglomerati di case e a un ponte romano sul Fiume Magra, ma allunga la strada di 7/8 chilometri.

Finalmente troviamo l’abitato di Molinello e dopo altri 5 chilometri arriviamo stremati a Pontremoli. Dopo una tappa così lunga e assolata, ho il diritto di sentirmi un po’ stanco e per non farmi mancare niente arrivo all’ultima salita della giornata: il castello del Piagnaro, punto più alto del borgo antico di Pontremoli e sede dell’ostello. Una sbrigativa ospitalera ci assegna la stanza, mentre per la cena ci suggerisce la trattoria “da Nerina”.

Stranamente tutti i tavoli della trattoria sono occupati da camminatori. Ceniamo sul terrazzo della trattoria in posizione suggestiva a strapiombo sul fiume Magra e la serata è piacevole. Purtroppo durante la cena Fausto comunica l’intenzione di rinunciare alla tappa di domani e di attenderci a Berceto. Effettivamente la tappa è risultata eccessivamente lunga per lui e compiuta con scarpe non abbastanza collaudate.

E’ un peccato rinunciare alla compagnia, ma anche saggio non rovinarsi i piedi, specialmente se lunedì si riprende il lavoro. Cena non degna di menzione ma provvidenziale dopo tante ore di cammino. Pontremoli è una cittadina interessante, con una lunga storia.

Tra tutti i luoghi in cui abbiamo sostato, sarebbe stato utile fermarsi qui almeno un giorno intero. Immagino che gli australiani abbiano avuto la stessa intuizione. Facciamo una visita veloce alla piazza del Tribunale e alla piazza del Municipio; ma è tardi, imbocchiamo lo “sdrucciolo del Castello” per un meritato riposo. 

11 Giugno PONTREMOLI – AULLA – Siamo arrivati all’ultima tappa e mi rendo conto che le varianti proposte lungo il percorso sono tante e interessanti, come ha rammentato un ciclista di Villafranca, ma che vanno vagliate attentamente altrimenti si allungano le tappe.

Salutiamo Fausto che rivedremo questa sera a Berceto. Iniziamo questa tappa attraversando l’antico borgo della Santissima Annunziata, il cui ex monastero è sede dell’Archivio di Stato della città di Pontremoli.

Seguendo la strada provinciale per Sconcertoli attraversiamo una verde campagna abitata. Passando nel bosco recitiamo il Rosario e arriviamo alla Pieve di Sorano, luogo di pace e di…matrimoni. Sul sagrato un paziente autista su una datata Citroen 2CV attende fiducioso una coppia di neo-sposi che tardano ad arrivare. Evitiamo il passaggio a Filattiera e Filetto e andiamo direttamente a Villafranca.

Qui attraversato il Magra proseguiamo per Lusiolo. Il cartello indica una distanza di 3 chilometri che però non finiscono mai, forse sono 5 o 6. Raggiungiamo il borgo che si trova al di la dell’autostrada e quindi in posizione isolata. In passato era importante per il controllo della Via Francigena.

Lusuolo si sviluppa su un’unica strada chiusa alle estremità da due antiche porte. E’ circondato da alte mura e protetto da un imponente castello. Scendiamo fino ad attraversare l’abitato di Barbarasco per poi attraversare il Magra ed entrare in Aulla. Con l’aiuto di alcuni ragazzi del luogo raggiungiamo direttamente la stazione ferroviaria. La necessità di tornare a Berceto non ci da l’opportunità di visitare la città, cosa che faremo nel programmare il futuro mancante tratto di V.F.

La stazione di Villafranca è nuova ma senza personale e i servizi in completo abbandono. Un vero schiaffo al turismo. Una ragazza ci osserva incuriosita e capisce al volo la nostra goffaggine davanti alla macchina emettitrice dei biglietti ferroviari. Con abili mosse ce li procura in pochi secondi. Il treno ci riporta alla stazione di Berceto in 45 minuti e grazie a Fausto torniamo a casa.

Considerazioni finali

1) L’età avanza, le tappe suggerite dalla guida non fanno distinzioni di età, sta a ciascuno decidere la distanza, i luoghi da vedere come hanno fatto gli amici australiani. In ogni caso dobbiamo evitare tappe superiori a 20 chilometri.

2) Abbiamo trovato ostelli gestiti molto bene, come quello di Fiorenzuola (registrazione dati personali, cucina con un minimo di alimenti, diario con osservazioni degli ospiti), altri invece dove l’ospitalero si limita a riscuotere l’onorario e a dare qualche raccomandazione. Propongo di uniformare la gestione degli ostelli per evitare ogni improvvisazione.

3) La segnaletica trovata è varia, di ogni colore e dimensione, talvolta è insufficiente, come nel tratto Berceto-Pontremoli.

Nel complesso è stato un buon successo, un’esperienza che ringiovanisce, che permette di vivere una settimana lontano da mass-media che sembrano indispensabili ma non lo sono. Una settimana  per pensare e riflettere sulla propria vita. Alla prossima!

Giordano Missieri

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